Capita a tutti di fare la spesa e, presi dalla fretta o da una semplice dimenticanza, lasciare qualche prodotto in fondo al frigorifero. Uno dei più comuni è sicuramente la mozzarella. Quando la si ritrova, sorge spontaneo il classico dilemma, alimentato dalla lodevole intenzione di non sprecare cibo, “ma la mozzarella scaduta si può mangiare?”.
Facciamo subito chiarezza: la mozzarella è un formaggio fresco, a pasta filata, caratterizzato da un alto contenuto di acqua e una bassa acidità. Queste caratteristiche che la rendono così deliziosa, la trasformano però anche in un terreno ideale per la proliferazione batterica. Rispondere alla domanda precedente non è quindi così semplice, ma richiede un’analisi attenta dei rischi e una valutazione basata sulla prudenza, distinguendo tra il tipo di scadenza e lo stato di conservazione del prodotto.
La Data di Scadenza e i Rischi Batterici
A differenza di molti prodotti che riportano la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”, che indica un termine superato il quale l’alimento potrebbe perdere le sue qualità organolettiche (sapore, profumo, consistenza) ma essere ancora commestibile, la mozzarella riporta una data di scadenza precisa: “da consumarsi entro”. Questa data rappresenta il limite massimo stabilito dal produttore per garantire la sicurezza igienico-sanitaria del prodotto, superato il quale egli non assicura più che l’alimento sia privo di rischi per la salute.
Il pericolo principale legato al consumo di un formaggio fresco scaduto è di natura microbiologica. L’elevato contenuto di acqua e proteine rende la mozzarella un ambiente perfetto per la moltiplicazione di batteri potenzialmente patogeni, come la Listeria, la Salmonella o l’Escherichia coli. Ingerire questi microrganismi può provocare un’intossicazione alimentare i cui sintomi, che possono manifestarsi da poche ore a qualche giorno dopo il consumo, includono nausea, vomito, crampi addominali e diarrea. Sebbene nella maggior parte dei casi si tratti di disturbi transitori, in soggetti più fragili come bambini, anziani o persone con un sistema immunitario compromesso, le conseguenze possono essere più serie. Per questo motivo, rispettare la data di scadenza della mozzarella è la prima e più importante regola di sicurezza.
Valutazione Pratica: Quando Cucinare e Quando Buttare
Nonostante la regola generale sia quella di non consumare prodotti scaduti, esiste un piccolo margine di tolleranza che richiede però grande attenzione. Se la mozzarella è scaduta da appena uno o due giorni, in questo caso si può procedere a un’attenta ispezione prima di prendere qualsiasi decisione. Il primo segnale da verificare è la confezione: se appare gonfia, non è un buon indizio, poiché il gas all’interno è prodotto dall’attività batterica. Una volta aperta, la mozzarella non deve presentare un colore giallognolo, ma essere di un bianco latte uniforme. L’odore è un altro indicatore importante: deve essere neutro e gradevole; se avvertite un odore acido o di fermentato questo vi segnalerà un deterioramento in atto.
Se la mozzarella supera tutti questi controlli sensoriali e non supera le 48 ore di scadenza, l’opzione più sicura per ridurre i rischi è consumarla esclusivamente previa cottura. L’alta temperatura, come quella del forno per una pizza, è in grado di uccidere la maggior parte dei batteri presenti. Tuttavia, è fondamentale comprendere un aspetto fondamentale: la cottura non sempre riesce a neutralizzare le tossine che alcuni batteri potrebbero aver già prodotto. Pertanto, il rischio non viene azzerato, ma solo ridotto. Se la mozzarella è scaduta da tre o quattro giorni, o peggio da una settimana, non c’è alcun dubbio: deve essere gettata via senza esitazioni, anche se all’apparenza sembra ancora buona. In questo caso, il rischio di una contaminazione batterica elevata supera di gran lunga qualsiasi tentativo di evitare lo spreco.